Perchè c’è la rivolta del latte in Sardegna, i motivi della protesta dei pastori

Dopo le manifestazioni clamorose di sabato scorso, che hanno avuto visibilità nazionale grazie al coinvolgimento dei giocatori del Cagliari calcio, i pastori hanno lanciato un ultimatum alle istituzioni: se non si troverà una soluzione in pochi giorni alla vertenza sul prezzo del latte, i manifestanti bloccheranno i seggi in tutta la Sardegna per le elezioni regionali di domenica 24 febbraio. Gli allevatori sono sul piede di guerra per il prezzo del latte, venduto alle aziende casearie a un costo ritenuto troppo basso (circa 60 centesimi) e incapace di coprire le spese sostenute dai produttori.

Ma perché protestano?
La protesta dei pastori è cominciata alcuni mesi fa ma solo da pochi giorni l’attenzione mediatica è riuscita a farla diventare una questione nazionale. Tanti, tantissimi hanno espresso il loro sostegno alla lotta e stanno contribuendo a trovare una soluzione condivisa, anche se difficile. E le proteste si intensificheranno nei giorni prossimi. Le richieste degli allevatori sono chiare: latte che viene venduto all’industria casearia deve essere pagato di più. Nelle ultime settimane il prezzo è sceso addirittura a 55 centesimi al litro, un livello insufficiente anche solo a coprire le spese. Non è la prima volta che accade. Nel 2016 il prezzo del latte era pari a 1,20 euro al litro. Poi il crollo: 60 centesimi nella prima metà del 2017 una lenta risalita a 85 tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Oggi si è di nuovo ritornati ai minimi.

Perché? Il prezzo del latte è legato a doppio filo con quello del Pecorino Romano Dop dato che il 60% del latte prodotto dai pastori sardi viene destinato proprio a questo mercato. Per evitare che il prezzo del Pecorino Romano subisca pesanti oscillazioni, annualmente vengono stabilite delle quote. Questo, in teoria, dovrebbe mettere al riparo tutta la filiera, ma in realtà – secondo quanto denunciato dai pastori – data le sanzioni basse, sono in molti a violare le regole. Il mancato rispetto delle quote e la sovrapproduzione che ha caratterizzato il Pecorino negli ultimi anni hanno fatto calare i prezzi della materia prima necessaria per farlo, il latte appunto, con conseguenze pesantissime per i pastori che adesso non riescono più a far quadrare i conti.

Le richieste dei pastori
Le richieste degli allevatori sono chiare: si deve alzare il prezzo di un litro di latte ad almeno un euro più Iva, ancorando il costo al prezzo del pecorino, con una “soglia minima di tutela”, al momento individuata in 70 centesimi al litro. Questo prezzo dovrà essere rivalutato ogni anno in base alla produzione e all’andamento del mercato. Inoltre i pastori chiedono multe più pesanti per i produttori di formaggi che non rispettano le quote e controlli più severi per verificare che tutti rispettino le regole.

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