Cosa c’è dentro le piantagioni del caffè della Colombia

Il caffè è l’oro verde della Colombia. Una delle principali ricchezze del Paese sudamericano. L’osservatorio sulla complessità economica del Massachusetts institute of technology stima che il caffè abbia pesato nel 2016 per il 7,8% sul totale delle esportazioni della Colombia, per un controvalore di 2,57 miliardi di dollari. Tuttavia sta cambiando la cultura del caffè nel Paese. Per anni ritenuto un prodotto di base, oggi il caffè è al centro di un processo di innovazione, che coinvolge gli aspetti produttivi, ma anche quelli sociali e ambientali.

In particolare l’obiettivo è di virare su produzioni di maggiore qualità, pagate meglio sul mercato internazionale. In questo modo la ricchezza prodotta può essere distribuita lungo tutta la filiera, dai contadini alle cooperative di trasformazione. In Colombia, d’altro canto, la coltivazione del caffè proviene per lo più da piccole piantagioni, con un’estensione media di due ettari, non sufficienti per mettere in tasca alle famiglie i proventi necessari per sostentarsi.

Non a caso le piante sono mescolate ad altre coltivazioni, dal banano al mais, per garantire un reddito costante. In Colombia Nespresso, la multinazionale delle capsule, ha avviato nel 2004 il pilota del suo AAA program, un progetto volto a sostenere i piccoli agricoltori, a migliorare la qualità delle piantagioni e a spingere per un’agricoltura sostenibile. Oggi il programma coinvolge 70mila agricoltori del caffè in dodici Paesi del mondo, di cui 33mila nella sola Colombia, e si sta espandendo a Cuba e Madagascar.

Nel distretto di Antioquia, pilota del programma della multinazionale svizzera, i contadini ambiscono a ottenere la certificazioni. La lavorazione di questa coltivazione assorbe molte ore di lavoro, circa cinque al giorno, pur senza aggiungere ritorni nelle tasche dei campesinos. Uno degli obiettivi del progetto è uniformare i processi di lavorazione, con la costruzione di strutture come il central mill, che a fronte di un risparmio di ore di lavoro, riducono i casi di caffè respinto per la scarsa qualità e aumentano del 17% i ricavi per gli agricoltori.

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