Venezia: Il Mose, uno scudo che fa ancora acqua

Il Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) e’ una complessa opera ingegneristica che separa la laguna di Venezia dal Mare Adriatico e dovrebbe scongiurare gli allagamenti durante l’alta marea. Una volta ultimato, dovrebbe essere composto complessivamente da 78 paratoie mobili installate nelle tre bocche di porto lagunari: Lido, Malamocco e Chioggia. I lavori per la sua realizzazione sono cominciati nel 2003, quando era presidente del Consiglio Berlusconi, ma non sono ancora stati completati.

Nel 2014, il Consorzio Venezia Nuova (Cvn) – concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dei lavori – e’ stato commissariato dallo Stato, visto che vari suoi membri erano stati coinvolti dalle indagini della magistratura per aver ricevuto fondi illeciti e avevano patteggiato la pena. Da allora si sono succeduti diversi commissari. Durante l’audizione alla Camera del 26 luglio 2018 l’ingegner Francesco Ossola, amministratore straordinario del Cnv, aveva dichiarato che “ad oggi, sono completate le opere per una percentuale del 93 per cento”.

L’opera e’ stata pensata negli anni ’80 per difendere Venezia e la sua laguna dall’acqua alta superiore ai 110 centimetri. Al sistema idraulico di paratie mobili che stanno appoggiate invisibili sul fondo delle bocche di porto e si alzano con l’alta marea, riempite di aria compressa si affianca la sede operativa all’Arsenale, che gia’ dal 2012 e’ in grado di fornire previsioni sul meteo e sulle maree con un anticipo di tre giorni. Tra i problemi emersi in questi anni di impiego del Mose c’e’ la risagomatura artificiale delle bocche di porto, che interrompe il naturale idogeologioco e di ecosistemi con la laguna.

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