Perchè i giapponesi dormono senza dormire, ecco l’efficace tecnica del sonno giapponese …

“I giapponesi non dormono mai” si dice, riferendosi alla dedizione di questo popolo per il lavoro. Salvo poi, imbattersi in persone addormentate sulle scale, in metropolitana, nel bel mezzo di una riunione d’affari… Dove sta allora la verità? Nell’inemuri, una declinazione del sonno unica al mondo, un’abitudine che affonda le radici nella tradizione del popolo nipponico, e che vi raccontiamo in queste foto.

Inemuri significa, letteralmente, “essere addormentati ma presenti”, o se preferite, “essere presenti mentre si dorme” (nemuri significa sonno, il prefisso “i” vuol dire “essere presenti”). Indica l’atto di addormentarsi sul posto, ovunque ci si trovi, in una situazione pubblica e senza che questo sia motivo di imbarazzo. Più nello specifico, il termine è passato a indicare l’appisolarsi sul luogo di lavoro: una condizione che nella cultura occidentale viene interpretata come mancanza di attenzione o di impegno, o la conseguenza di una serata di bagordi, ma che presso i giapponesi ha tutto un altro significato.

Questi brevi minuti di riposo rubati alla frenesia quotidiana sono la prova tangibile di quanto si è stanchi, e di quanto poco si sia riusciti a dormire la notte precedente: davanti alla società, e in un contesto in cui la modestia impedisce di autoelogiarsi, questo è il segno tangibile della dedizione alla propria professione. A differenza di quanto potrebbe avvenire in un’azienda europea, dove l’appisolarsi mentre un collega parla sarebbe motivo di “problemi diplomatici”, nell’ottica giapponese l’importante è presenziare, come spiega alla BBC Brigitte Steger, esperta di cultura giapponese del Downing College di Cambridge, che a lungo ha studiato questo aspetto. Il solo atto di esserci giustifica la momentanea caduta di attenzione: in fondo, se è scesa un attimo la palpebra è solo perché prima ci si è dedicati a estenuanti e interminabili sedute di lavoro. Allo stesso tempo, l’inemuri consente di ritornare immediatamente presenti al proprio contesto sociale, non appena la situazione lo richieda. Per questo motivo chi lo pratica è spesso visto in posizioni innaturali, scomode e tipiche della veglia, e non di un normale pisolino all’occidentale.

In un certo senso, l’inemuri è più simile al nostro sognare ad occhi aperti, che a un sonnellino. È una temporanea concessione a un contesto subordinato (quello delle proprie necessità di “ricarica”) che può essere interrotta non appena il contesto dominante lo richieda. Per questo è richiesto il mantenimento di un linguaggio del corpo, di un abbigliamento e di una posizione simili a quelli della veglia. Ecco perché l’abitudine giapponese di addormentarsi in pubblico non è affatto in contrasto – come sulle prime potrebbe sembrare – con l’alta considerazione per chi si alza presto alla mattina e va a dormire tardi la sera, rubando al sonno ore preziose per studiare o lavorare.

Per cui, la prossima volta che vedrete una persona giapponese pisolare in pubblico, lo saprete: non sta dormendo, e neanche propriamente sonnecchiando. Sta facendo inemuri, in una pausa solo temporanea dai propri doveri. Tra questo e una siesta, c’è una bella differenza.

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