Le tariffe telefoniche aumentano per effetto dell’inflazione. È bene controllare subito i dati del proprio gestore per evitare sorprese
Gli ultimi mesi hanno visto un tasso inflazionistico alle stelle per moltissime nazioni dell’eurozona, Italia compresa. Ciò ha portato rincari in ogni settore e adesso alcuni gestori telefonici potrebbero aumentare le loro tariffe.
I consumatori sono alle prese con il caro vita e con il passare del tempo questa situazione continua a pesare e gravare sulle finanze degli italiani. L’ultima novità arriva direttamente dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha deciso di approvare il nuovo Regolamento in materia contrattuale tra gli utenti e gli operatori di telecomunicazione.
Il regolamento ha introdotto per la prima volta l’indicizzazione delle tariffe al tasso di inflazione, una novità che di certo comporterà delle implicazioni dirette per tutti i clienti del settore telefonico. In pratica, i prezzi degli abbonamenti possono salire o scende in base al tasso inflazionistico.
Molti sono i gestori che hanno introdotto la clausola inflazionistica nei loro contratti. Tuttavia, la delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha riferito che se i gestori hanno intenzione di adeguare i prezzi ai dati Istat, lo devono fare sia in caso di aumento che di diminuzione del tasso di inflazione.
Nel momento in cui si verifica un aumento annuale della tariffa telefonica, l’utente ha il diritto di rescindere il contratto senza costi di recesso o penali. Se invece gli adeguamenti siano in linea con i dati Istat, il cliente andrà incontro a penali e costi di recesso se decide per la rescissione del contratto.
L’Agcom ha chiesto nella regolamentazione anche un alto livello di trasparenza e chiarezza nelle comunicazioni in merito agli adeguamenti del prezzo, imponendo in questo modo agli operatori l’inclusione di una tabella esplicativa. Tali disposizioni del Garante sono retroattive e quindi si applicano a tutti i contratti già attivi tra gestori e utenti.
La delibera inoltre ha stabilito un limite massimo di due anni per la durata di un contratto. Dopo che sono passati 24 mesi, il cliente ha il diritto di recedere in qualsiasi momento, fornendo al gestore un preavviso di un mese al massimo, senza andare incontro a costi di disattivazione o penali. Nel caso in cui il gestore modifichi le condizioni e aumenta la tariffa, l’utente ha diritto di recedere gratuitamente.
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