Apple, è l’inizio della crisi? Dal taglio delle previsioni al crollo in borsa

Apple precipita in Borsa. La “domanda di iPhone sul mercato” è in declino e il gigante di Cupertino ha annunciato di volere rivedere al ribasso le stime dei suoi ricavi per il primo trimestre fiscale 2019, conclusosi il 29 dicembre dello scorso anno. Annuncio che ha provocato il crollo delle azioni del gigante tecnologico statunitense vicina al 10% poco dopo la campana di apertura dei mercati azionari statunitensi con conseguenti forti perdite sulla Borsa di Wall Street, che si avvia a chiudere in forte calo: l’indice Dow Jones cede il 2,85% a 22.683 punti, il Nasdaq segna -2,79% a 6.481 punti.

Tra le vittime del forte calo della Mela c’è anche la Swinn National Bank, la banca centrale elvetica che – in una politica di diversificazione degli asset sul proprio bilancio – ha via via aumentato la propria presenza nell’azionariato Apple. La perdita, infatti, ha appesantito il bilancio dell’investimento compiuto a suo tempo dalla Swinn National Bank. Un investimento che però nel giro di tre mesi ha visto il proprio valore ridursi di circa un terzo. Infatti, gli ultimi dati a disposizione attribuiscono alla SNB un pacchetto di 15.793.116 azioni Apple, pari allo 0,35% del totale. Ma se al massimo storico di inizio ottobre (con il titolo a 232 dollari per azione), questa quota valeva 3,66 miliardi di dollari, oggi – con una quotazione intorno a 140 dollari – si è scesi a 2,24 miliardi. O, se vogliamo, 263 dollari per ognuno degli oltre 8,5 milioni di abitanti della Confederazione.

COSA SUCCEDE
In una lettera agli investitori, il Ceo di Apple, Tim Cook, ha sottolineato che la contrazione del mercato degli smartphone in Cina è stata “particolarmente acuta”. “Mentre il clima di crescente incertezza ha gravato sul mercato finanziario” della Cina, “gli effetti si sono fatti sentire anche sui consumatori, con il calo delle presenze nei nostri negozi al dettaglio” ha detto Cook, ipotizzando un simile scenario anche per gli stessi competitor cinesi. Da qui, il taglio di Apple delle sue stime del Q1 a 84 miliardi di dollari Usa, circa il 9% in meno rispetto all’obiettivo previsto di circa 91,3 miliardi di dollari. Nella lettera, il Ceo del colosso di Cupertino ha evidenziato che “oltre il 100% del calo delle nostre entrate mondiali su base annua si è verificato nella Grande Cina” e riguarda i dispositivi “iPhone, Mac e iPad”.

IL PESO DELLA CONCORRENZA
Anche gli aggiornamenti ai nuovi modelli di iPhone sono stati “non così forti come pensavamo che sarebbero stati” ha aggiunto Cook che ha addotto tra i motivi della revisione delle stime sui ricavi anche gli aumenti dei prezzi derivanti da un dollaro Usa più forte e lo sconto notevole praticato per le sostituzioni di batterie iPhone. E ha parlato anche di una forte concorrenza da parte di molti rivali cinesi, tra cui Huawei e Xiaomi, i cui smartphone sono molto più economici degli iPhone. I modelli top di gamma Apple, come iPhone XS Max, che sono stati rilasciati nell’autunno 2018 e venduti per oltre 1.000 dollari, sono molto più costosi della maggior parte dei telefoni cellulari prodotti in Cina venduti sul mercato locale.

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