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Economia

Addio al reso gratis, da Amazon a Zara: con un trucco lo ottieni lo stesso

Il reso potrebbe non essere più gratuito per Amazon e Zara. Tuttavia esiste un modo per evitare una simile situazione.

A quanto pare il reso potrebbe passare dall’essere gratuito all’essere a pagamento. Il motivo è presto detto: molti consumatori che acquistano online lo utilizzano non per la sua specifica funzione, ma quasi come se ci si trovasse in un negozio fisico e si potesse chiedere ai commessi di provare altri prodotti.

Attenzione: il reso potrebbe non essere più gratis – InsideWeek.it

Insomma, dall’altra parte c’è da dire che questo modo di abusare del reso comporta una spesa molto alta per le aziende coinvolte e, soprattutto, ha un grande impatto sull’ambiente contribuendo all’inquinamento. Tra l’altro, alcune realtà permettono comunque ai consumatori di restituire i prodotti presso i negozi fisici.

Reso non più gratuito? Ecco che cosa sta succedendo

Possiamo dire che si tratta di un cambio di rotta che sta interessando molti paesi stranieri e che potrebbe farsi strada anche nella nostra penisola. Di conseguenza, prima di acquistare un qualsiasi prodotto online, è sempre bene leggere la politica aziendale. Se non lo si fa, ci si potrebbe trovare nella condizione in cui i costi del reso risultino essere a carico del consumatore in maniera del tutto legale.

Perché il reso potrebbe diventare a pagamento – InsideWeek.it

Alcuni nomi grossi dell’e-commerce hanno notato come il reso stia diventando ingestibile per via dei costi della spedizione e della distribuzione, per non parlare dei prodotti che vengono usati oppure rovinati da parte dei clienti. In pratica, sembra proprio che i consumatori acquistino senza criterio e ciò vale soprattutto per i capi di abbigliamento. Insomma, si può dire che agiscano con molta leggerezza.

Il primo paese che ha dato vita a questo cambiamento è il Regno Unito seguito dall’America. Tra le aziende interessate troviamo Uniqlo, Abercrombie & Fitch, Zara, Dillard’s, Asos, H&M, Macy’S, Jc Penney e J. Crew. Per quanto riguarda l’Italia, il Codice del consumo stabilisce che il consumatore ha diritto al recesso e che, inoltre, non abbia mezzi per verificare se il prodotto risulti essere conforme alla descrizione online.

Di conseguenza, i clienti possono esercitare il diritto di recesso entro 14 giorni senza aggiungere spiegazioni o costi aggiuntivi, se non per i costi di restituzione. Invece, a differenza del recesso, il reso prevede dei tempi più lunghi e un rimborso, quindi il venditore si fa carico dei costi di spedizione.

Per quanto riguarda Amazon, re incontrastabile dell’e-commerce, non trasformerà il reso. Ovviamente, ogni azienda può fare come vuole. Infine, il trucco per far sì che il reso risulti sempre gratuito è che nell’atto della scelta, alla voce “Motivazione del reso” bisogna specificare tutte quelle motivazioni che lo rendono gratuito.

Katia Russo

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